Esercizio di competenza linguistica

Impariamo l'italiano
Prova di competenza linguistica)

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Elsa Morante, bambina prodigio che inventava fiabe e le disegnava
La scrittice Elsa Morante era stata una bambina prodigio. Senza mai la scuola elementare, aveva imparato a scrivere e leggere a casa, divorando libri non solo per l’infanzia. La madre riconobbe presto le doti di Elsa e la incoraggiò. Così, quando la famiglia traslocò in una nuova casa, a Elsa destinata l’unica camera singola, mentre agli altri tre fratelli stare tutti insieme. La piccola Elsa ancora bambina scriveva fiabe e scenette che lei illustrava con disegni pieni di grazia. Nel prologo che scrisse per l’edizione del 1942 si legge: «Carissimi lettori, l’autrice che potete qui vedere in un ritratto d’epoca magnificamente incorniciato, era una ragazza di circa tredici anni quando scrisse le storie del presente libro. A quel tempo essa non aveva nessun che pubblicasse le sue opere. Aveva due gatti e un certo di fratelli. Costoro erano gli unici lettori, a quel tempo: e fra quei lettori, ma buoni, queste storie ebbero un vero successo». Adesso il libro viene pubblicato con l’aggiunta di tre racconti più o meno coevi. Difficile dire se la Morante sarebbe felice.

Scritto nel 1925, il libro racconta la storia della piccola Caterina, che in un momento di rabbia buttò via Bellissima, la sua bambola di pezza, ma subito ne pentì. Accompagnata dal principe Tit andrà a cercarla, vivendo straordinarie avventure. Di morantiano si riconosce l’attenzione l’infanzia. I ragazzini, diceva la scrittrice, sono i soli che si interessano a cose serie e importanti. La Morante credette nell’innocenza dell’infanzia a quando la guerra e la vita non le cambiare idea.
Brunella Schisa, “Il Venerdì di Repubblica”, 2 marzo 2007


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