La parola giusta

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Le vicende della mia beffarda età mi inducevano ad altri incontri. Lo dissi, apparivo piuttosto affascinante, con le mie gote brune e un tenero di fanciulla oppressa da una morbida virilità. Non ignorai l'amore di adolescenti, ma lo subii, come un alle ragioni dell'età. Ricordo che una sera di maggio, poco prima del , quando nel giardino di una villa gentilizia – era nel varesotto, non lontano dal lago rosso del sole che calava – giacqui nell'ombra di un con una sedicenne implume tutta efelidi presa in un di amorosi sensi veramente sconfortante. E fu in quell'istante, mentre le concedevo svogliatamente l'ambito della mia pubere taumaturgia, che vidi, lettore, quasi indovinai da una finestra del primo piano, la sagoma di una decrepita nutrice piegata curvamente in due mentre si dipanava lungo la gamba l' informe di una nera calza di cotone. La vista fulgorante di quell' ingrossato, segnato di varici, accarezzato dal inabile delle vecchie mani intese a srotolare il dell' mi apparve (occhi miei concupiscenti!) come un atroce ed invidiabile simbolo fallico blandito da un virginale: e fu in quell' che, preso da un'estasi irrobustita dalla distanza, esplosi rantolando in un'effusione di biologici consensi che la fanciulla (improvvida ranocchietta, quanto ti odiai!) raccolse gemebonda come un tributo ai propri fascini acerbi.
Umberto Eco. Diario minimo

 


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