CAROSELLO
A mezzo secolo dalla sua nascita e a trent'anni dalla sua fine, nominare Carosello significa immediatamente mettere a fuoco l'Italia del miracolo economico. È un momento febbrile. Nasce la televisione, la vita nelle città prende il sopravvento nel paesaggio nazionale, scatta la grande immigrazione dal Sud verso il triangolo industriale e Carosello diventa lo sfondo dell'urbanizzazione e degli stili di vita che appartengono alla nuova dimensione metropolitana e industriale.
Che cosa ha rappresentato, allora, Carosello? Occorreva una chiave che aprisse alle famiglie le porte degli acquisti, e anzi qualcosa di più: ci voleva una specie di educazione di massa al consumo. Carosello fu anche questo: un cavallino di Troia all'interno dei gruppi di famiglia, con i bambini che imparavano le canzoncine, le battute, gli slogan, e li ripetevano alle madri, finché non diventavano modi di dire, parole condivise, dimostrazione sociale dell'essere in sintonia con la moda.
Ma soprattutto il teatrino un po' infantile della sera fu anche un formidabile esempio pratico di autoeducazione nazionale. In una realtà ancora fatta di provincia profonda, gli sketch, le scenette e i cartoon mercantili di Carosello rappresentarono la prima opportunità di accostarsi a comportamenti medi omologati: per i ceti borghesi era una conferma e talora una sottolineatura del proprio status, per il popolo l'indicazione degli standard di comportamento a cui conformarsi.
Con i modi di dire, le trovate linguistiche, le invenzioni comiche, i giochi di parole di Carosello, gli italiani cominciarono ad apprendere il linguaggio del mercato, ma non solo: furono sottoposti a un aggiornamento della comunicazione che per certi versi appare oggi come un autentico elettrochoc cognitivo. Che venne rielaborato spontaneamente come qualcosa che sostituiva con effetti spettacolari in pubblico i proverbi e la saggezza stratificati nel lessico popolare.
E nello stesso tempo Carosello insegna anche alle aziende come agire in un mercato che si arricchisce di prodotti e moltiplica le varietà offerte sui banchi dei supermercati (difatti l'apparizione dei punti vendita 'self service' a Roma e Milano è praticamente contemporanea a Carosello). Si tratta di un marketing ancora antico e poco sofisticato, ma che divide nettamente in due le merci offerte ai consumatori: da un lato quelle tradizionali, legate più che altro al territorio e alla bottega di quartiere, dall'altro l'immagine luccicante dei marchi a diffusione nazionale, destinati al consumo di massa, da individuare nella grande distribuzione in ragione del loro alone pubblicitario, del sogno che riescono a evocare attraverso il bianco e nero della tv.
Frigoriferi, lavatrici, elettrodomestici, detersivi, cosmetici, ma anche prodotti alimentari estranei alla tradizione (gli omogeneizzati, i formaggini, i sofficini, tutto il junk food 'moderno') e l'abbigliamento su misura, "ho un debole per l'uomo in Lebole", costituiscono il riflesso televisivo e industriale di un cambio di ritmo collettivo: anche se l'ambientazione di Carosello è ancora legatissima alla casa in cui la famiglia si ritrova, fuori c'è il mondo del lavoro, delle fabbriche e degli uffici, con i nuovi ritmi giornalieri e settimanali scanditi dalla catena di montaggio, dai turni di lavoro e dalla scoperta del weekend, con le autostrade, le vacanze, l'intrattenimento, un'idea serializzata del saper vivere.
Rispondi alle domande
- Carosello appartiene alla stessa epoca:
- In che modo Carosello ha contribuito a modificare la comunicazione?
-
Che senso ha paragonare il Carosello con il cavallo di Troia?
- Carosello ha significato un esempio formidabile dell'autoeducazione nazionale, perché ha permesso di...
- Il testo dice: "furono sottoposti a un aggiornamento della comunicazione che per certi versi appare oggi come un autentico elettrochoc cognitivo.". A chi si riferisce "furono"?